Se non allatto al seno sono una pessima madre?
Certo, è una verità importante, ma va ponderata perché non diventi un dito puntato se poi per voi non è così.
I fattori fisiologici che condizionano la montata lattea sono gli stessi per tutte, anzi, per tutti i mammiferi, perché sono una delle basi naturali di sopravvivenza della prole. Però noi esseri umani non siamo solo corpo, siamo anche mente ed emozioni e decisionalità.
Si può quindi essere fisicamente pronte ad allattare e non veder arrivare il latte perché qualche altro fattore ne condiziona la disponibilità, anche se non ce ne rendiamo conto. Oppure si può essere in un momento particolare della propria vita emotiva, in cui non si riesce a tollerare una vicinanza così stretta e quasi di fusione con il neonato. Ancora, si può liberamente decidere di non allattare al seno, facendo valere il proprio libero arbitrio. O si deve tornare al lavoro tre mesi dopo il parto perché necessità chiama.
Ci sono moltissimi motivi per cui una mamma si trova ad usare il latte artificiale dalla nascita del suo piccolino, non riuscirei nemmeno ad indicarli tutti, ma la cosa che più mi preme, mamme, è questa: non permettetevi di sentirvi una cattiva mamma, ignorate i commenti acidi e i giudizi di valore, difendete la vostra condizione senza sentirvi mancanti di qualcosa. Le persone intorno a voi, esperte o meno, vi bombarderanno di consigli e rimproveri: non permettete che si arroghino il diritto di etichettarvi.
I bambini crescono perfettamente anche senza latte materno; certo, laddove sia possibile, anche con un po’ di sforzo iniziale, allattare al seno, i vantaggi ci sono. Li trovate pubblicizzati ovunque. Ma non è condizione né necessaria né sufficiente per crescere. Se però avete voglia di allattare al seno, se ne siete convinte e nonostante le difficoltà iniziali volete perseverare, fatevi magari aiutare da un’ostetrica o da uno dei tanti gruppi allattamento nei consultori familiari della vostra asl di competenza. Purché sia una libera scelta.
Dott.ssa Francesca Lesmo