Attualità
Procreazione assistita: sì alla diagnosi preimpianto
Dall'entrata in vigore della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita (PMA) nel 2009, è stato riconosciuto il diritto a procedere con una diagnosi preimpianto per stabilire se l'embrione sia affetto da malattie genetiche di cui i genitori sono portatori.
La sentenza di Cagliari del 9 novembre 2012
A Cagliari, il Tribunale ha emanato la sentenza, imponendo così all'ASL locale di effettuare questo tipo di analisi alla coppia richiedente e estendendo questo obbligo anche ai centri specializzati nella procreazione medicalmente assistita.
La diagnosi preimpianto è infatti una richiesta più che legittima da parte della coppia e non riconoscerla sarebbe come se si discriminasse la gravidanza con fecondazione assistita da quella "naturale". Di fatto, potrebbe essere paragonata all'amniocentesi: nello stesso modo, le coppie portatrici di patologie genetiche potranno sapere se anche l'embrione ne è affetto perché “al pari delle altre diagnosi parentali rappresenta una normale forma di monitoraggio con finalità conoscitiva della salute dell’embrione”.
Cosa permette la legge 40?
La stessa legge 40 stabilisce che “la ricerca clinica e sperimentale su ciascun embrione umano è consentita a condizione che si perseguano finalità esclusivamente terapeutiche e diagnostiche ad essa collegate volte alla tutela della salute e allo sviluppo dell’embrione stesso” e quindi, sebbene la sperimentazione sia vietata, consente tutti gli esami e le analisi per tutelare l'embrione.
La sentenza di Cagliari sancisce, inoltre, un punto a favore per raggiungere l'equità all'accesso alle cure in quanto “qualora la struttura sanitaria pubblica dovesse trovarsi nell’impossibilità di erogare la prestazione sanitaria tempestivamente in forma diretta, tale prestazione può essere erogata in forma indiretta, mediante il ricorso ad altre strutture sanitarie.”
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