Mamme licenziate e spinte alle dimissioni: 800 mila in due anni
Gli effetti della crisi colpiscono le mamme in modo sempre più grave, evidenziando, in Italia, un circolo vizioso che lega il basso tasso di occupazione femminile, l’assenza di servizi di cura all’infanzia, le scarne misure di conciliazione tra famiglia e lavoro e la bassa natalità, con una pesante ricaduta sul benessere dei bambini.
Nel 2010 è diminuita l’occupazione qualificata, tecnica e operaia, in favore di quella a bassa specializzazione, dalle collaboratrici domestiche alle addette ai call center. L'orizzonte è scuro per le giovani donne che, nel caso in cui non abbiano conseguito la laurea e siano in possesso del solo diploma, fanno i conti con un tasso di occupazione ben inferiore a quello dei coetanei di sesso maschile: 37,2% contro il 50,8%. Una situazione, questa, che pesa sulle chance di rendersi autonome dalla famiglia di origine e di realizzare il desiderio di diventare madri. Dei 3 milioni e 855mila donne fra i 18 e i 29 anni, il 71,4% vive infatti con i genitori.
E ancora: in Italia mancano i servizi all'infanzia, infatti il nostro Paese in Europa è tra le nazioni che meno investono sui servizi per le famiglie e i bambini. Solo il 13,5% dei bambini fino a tre anni viene preso in carico dai servizi. Il congedo parentale è stato utilizzato nel 2010 solo per il 6,9% da padri.
E il lavoro se c’è, è a rischio a seguito della gravidanza: per questo calano le nascite e cresce il rischio povertà dei minori. Questo significa che si fanno meno figli per evitare di perdere il lavoro e i figli sono più "poveri" perché per le mamme è difficile trovare un lavoro o quasi sempre è sottopagato. Sono sempre più frequenti i casi in cui la mamma dopo la gravidanza viene licenziata, e non sempre è facile riottenere il proprio posto di lavoro.
Inoltre il carico del lavoro familiare è triplo rispetto a quello degli uomini: le donne sono impegnate per quasi sei ore al giorno, contro le due degli uomini.
Non si può chiedere ad una donna di scegliere tra lavoro e maternità come se fossero percorsi di vita inconciliabili.
Fonte: Save the children