L’incontro

La nascita di un bambino è fondamentalmente un incontro: per la prima volta la mamma abbraccia il suo piccolo e il bimbo riconosce la sua mamma.

Dal concepimento sono ormai passati mesi, durante i quali, piano piano, nella testa della mamma si è formata l’immagine di suo figlio: lei si guarda il pancione e vede già il bimbo, ne delinea i tratti del viso, ne intravede la forma delle mani, disegna i suoi piedini.

L’attesa è il periodo dell’immaginario; il bambino che cresce dentro la pancia della mamma si sviluppa piano piano anche dentro la sua testa.

Quando viene il momento del parto, però, la realtà entra prepotentemente in scena: il dolore accompagna il passaggio alla vita e, in qualche modo, è già uno shock. Ed è qui che avviene il primo vero incontro, spesso difficile.



La mamma, finalmente, si trova tra le braccia il piccolo tanto aspettato e non lo riconosce: le sembra brutto, spesso, e il suo visino corrugato non esprime propriamente la gioia di essere venuto al mondo. Ma è fondamentale pensare che la nascita, per un bimbo, è un avvenimento traumatico perché lo catapulta in un mondo di bisogni che fino a quel momento non ha mai percepito. È quindi normale che egli, anche nell’aspetto, dimostri tutta la fatica di un passaggio epocale.

Per la mamma la fatica dell’incontro con il bambino reale, che è inevitabilmente diverso da quello immaginato, arriva al rientro a casa, quando si trova a tu per tu con il nuovo esserino che le sconvolge i ritmi e i pensieri.

La maggior difficoltà sta nella pazienza di conoscersi passo dopo passo, di imparare ad amarsi e a capirsi. Un neonato è dispotico ed egoista, chiede il totale asservimento a sé e la mamma si trova a non capacitarsi di come le sue fantasie potessero essere tanto rosee e lontane dalla concreta realtà.

Ma non spaventatevi mamme, sono solo le prime settimane, dovete darvi il tempo di abituarvi a questa nuova fase di vita; vi renderete conto giorno per giorno che affinerete la sensibilità ai bisogni del vostro bimbo, che lo capirete sempre più e sempre meglio, che smetterete di sentirvi una cattiva mamma perché non riuscite a interpretare il pianto, disperato, del vostro piccolo.

Dovete avere tanta pazienza, quella che vi si è allenata nei nove mesi di attesa; dovete darvi il tempo di innamorarvi del vostro piccolo e di sentire il suo totale e devoto amore per voi.

dott.ssa Francesca Lesmo