Gravidanza: il cuore della selezione umana

Una ricerca pubblicata sul portale Trends in Genetics ci spiega come la gravidanza sia il momento in cui si manifesta la selezione della specie umana, il punto d'arrivo e d'inizio della nostra evoluzione.

Cuore della ricerca, il rapporto tra la salute della futura mamma, e quindi quella del feto, e la selezione naturale che ne deriverebbe. In sostanza la tesi è che gli adattamenti che il feto o il neonato si trova a subire nella sua formazione avrebbero una maggiore influenza sull'evoluzione della specie rispetto agli adattamenti a cui è sottoposto l'uomo in altre fasi della vita.

Ecco un estratto dello studio, intitolato "Many ways to die, one way to arrive: how selection acts through pregnancy" ("Molti modi di morire, un solo modo di venire al mondo: come la selezione naturale si manifesta attraverso la gravidanza")



"Quando prendiamo in esame le forze selettive che hanno plasmato l’evoluzione umana non possiamo sottovalutare l’importanza della gravidanza nel processo di adattamento. A differenza della mortalità, causata da specifici fattori che colpiscono determinate fette di popolazione,  la nascita è un collo di bottiglia attraverso cui tutti gli individui devono passare. La gravidanza negli esseri umani sottopone la madre a un incredibile sforzo dal punto di vista fisico, energetico e immunitario affinché possa rispondere ai bisogni del feto, e in questo modo la rende maggiormente vulnerabile. Abbiamo esaminato come gli squilibri metabolici, le malattie infettive, la carenza di ossigeno e i livelli di nutrienti in gravidanza possano esercitare una pressione selettiva sulle donne e su i loro nascituri. Capiremo quali geni hanno superato la selezione naturale attraverso le prossime generazioni; avremo l'opportunità di appronfondire il rapporto tra selezione naturale e gravidanza, e di comprendere i recenti adattamenti dell'uomo a particolari diete e a nuove condizioni ambientali".  

I ricercatori si sono soffermati sulle malattie gestazionali, come il diabete, e su come la loro incidenza sia fortemente correlata alla localizzazione geografica delle popolazioni.

Ad esempio, le donne che hanno radici europee  hanno il più basso rischio di sviluppare il diabete durante la gestazione, difatti solo il 3,6% risulta affetto da questa patologia. Sotto di loro le afroamericane con il 4,3%. Il rischio di contrarre la malattia si attesta al 14,3% per le mamme del Sud dell'Asia, e infine, le più esposte alla patologia sono le bangladesi: una su cinque sviluppa il diabete gestazionale.

Ora, la tendenza di alcune donne a sviluppare il diabete può dipendere da cattivi geni. Ma può entrare in gioco anche la loro alimentazione, ad esempio una dieta ricca di carboidrati può aumentare il rischio di contrarre la patologia. Eppure dalla ricerca emerge che le donne con il più basso tasso di diabete gestazionale provengono da zone del mondo la cui cucina trazionale dovrebbe invece favorire l'insorgere della malattia.

Ciò significa che queste ultime hanno sviluppato nel corso della storia maggiori difese rispetto a donne provenienti da altre zone del mondo e con abitudini alimentari differenti. Per questo, dicono i ricercatori, avranno sempre meno possibilità di sviluppare la malattia e di trasmetterla ai propri figli. La gravidanza sarebbe quindi il momento in cui determinate caratteristiche della specie umana si manifestano, la dimostrazione dell'avvenuta selezione, il punto di partenza per successive evoluzioni.