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Bebè

5 curiosità sul pianto del neonato

L’arrivo del neonato in famiglia è un momento di grande gioia, ma porta con sé anche qualche piccolo inconveniente. Il principale è quel pianto continuo che causa preoccupazione e stress – oltre a molte notti insonni - ai neogenitori.

Saper interpretare il pianto del neonato, conoscerne le possibili cause e captarne i segnali d’allarme è indispensabile per capire come tenerlo sotto controllo e intervenire prontamente e nel modo corretto in caso di necessità, così da dare un po’ di sollievo al piccolo. Ad esempio, in caso di pianto causato da dermatite da pannolino, è possibile applicare la pasta protettiva per il cambio Babygella, una crema protettiva con complesso prebiotico che riduce il fastidio.

Ci sono però alcune cose che non tutti sanno sul pianto dei nuovi arrivati. Di seguito andremo a scoprire insieme 5 curiosità.

Il pianto come forma di comunicazione

Il pianto del neonato non è un capriccio e non sempre è la conseguenza di un dolore. Si tratta invece di una vera e propria forma di comunicazione primordiale. Se ci si ferma un secondo a riflettere, si capisce immediatamente che non potrebbe essere diversamente. Il bebè non è in grado di parlare, ma ha la necessità di comunicare i propri bisogni a chi può soddisfarli.



Così, il pianto diventa il primo mezzo di comunicazione, utilizzato per far sapere al genitore che ha fame o sonno, che ha il pannolino sporco, che prova dolore e via dicendo.

Differenze culturali nell’interpretazione del pianto del neonato

Tutti i bambini del mondo piangono, ma non tutti i genitori reagiscono al pianto allo stesso modo. Le differenze non sono solo soggettive, ma hanno importanti radici culturali.

Vediamo infatti che, mentre alcune culture interpretano il pianto del bebè come una richiesta di attenzione e aiuto, e intervengono prontamente per dare sollievo al piccolo, altre lo vedono come un qualcosa che non deve ricevere risposta e attenzione nell’immediato. In questo secondo caso, viene incoraggiato un maggior senso di indipendenza.

Quanto piangono i bebè?

I bebè piangono tanto e, in alcuni casi, i genitori hanno la sensazione che il loro bambino pianga praticamente ventiquattr’ore su ventiquattro. In realtà, in media e in assenza di problematiche sottostanti, i neonati piangono circa due ore al giorno.

Le prime settimane sono le più difficili, in quanto il picco del pianto viene raggiunto all’incirca verso le sei settimane. Ma la situazione migliora abbastanza presto, in quanto già verso i tre mesi la durata del pianto tende lentamente a diminuire.

L’effetto del pianto sulle mamme

Le giovani madri possono risentire emotivamente del pianto prolungato dei loro bambini, il quale, in assenza di un sostegno adeguato, può aumentare il rischio della comparsa della depressione postpartum. È dunque importante stare loro vicino e aiutarle a gestire in modo sano il pianto del neonato.

Il pianto non è sempre uguale

Se si presta attenzione, ci si accorge che il neonato non piange sempre nello stesso modo. Proprio come se stesse comunicando attraverso le parole, modula, a seconda del bisogno che esprime, tono e ritmo del pianto. Ad esempio, un pianto intermittente e ritmato esprime fame, mentre il fastidio causato da una dermatite da pannolino è in genere espresso tramite un pianto acuto e continuo.

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