Allattamento
Allattare contro tutto e tutti
Noi, l'attuale generazione di neomamme, ci siamo trovate davanti ad una situazione del tutto nuova per il genere umano: da un lato, sappiamo che gli studi più recenti confermano le innumerevoli bontà del latte materno per i nostri pargoletti ma allo stesso tempo la maggior parte di noi sono cresciute senza riceverlo.
Siamo le figlie degli anni '80, quando allattare sembrava ormai un retaggio del passato e la modernità consisteva nel biberon e nei biscottini sciolti nel latte già dai 4 mesi, secondo le tabelle che i pediatri rifilavano alle nostre madri alla disperata ricerca di un illuminante consiglio medico.
Nella maggior parte dei corsi di preparazione al parto, si avvisano le future mamme che (almeno) i primi sei mesi di vita del bebè li passeranno tra pannolini e allattamento. Gli sguardi spauriti dei primi giorni, lasciano il passo ad una nuova consapevolezza, quella di voler offrire il meglio di noi ai nostri figli, per i quali abbiamo già rinunciato al bicchiere di vino a pranzo, alla sigaretta dopo il caffè (ormai decaffeinato) e a mangiare prosciutto crudo.
Nonostante tutta la buona volontà del mondo, la nascita del bebè dà luogo ad uno stravolgimento nel nostro corpo e nella nostra vita. Gli inizi sono difficili quasi per tutte: questi esserini indifesi, nonostante l'istinto di sopravvivenza li spinga a cercare il seno materno, molto spesso non hanno la forza sufficiente per farlo. Ed i dolori post-parto e la mancanza di sonno non aiutano di certo a cominciare con entusiasmo l'allattamento. E poi ci sono i consigli delle nonne che non vedono l'ora di dar loro un biberon di tre litri.
È questo il momento più delicato, dover lottare contro la stanchezza e i dolori, contro la disinformazione altrui per riuscire nell'impresa più semplice del mondo: rispettare la nostra condizione di mammiferi.
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